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L’Italia al tempo di Wikileaks

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Gli attori

L’Italia non è una superpotenza e non potrà mai diventare tale, ma non è neppure uno stato piccolo, quindi non può limitarsi ad osservare in disparte ciò che sta succedendo nella vita internazionale. L’Italia è una media potenza e come tale è destinata a cercare continuamente una propria posizione tra le superpotenze di turno.

La Russia è una ex-superpotenza la quale, desiderosa di riprendersi le posizioni perse sullo scacchiere della politica internazionale dopo il crollo dell’Unione Sovietica, sta riemergendo con una nuova forza, rimettendo in discussione gli attuali equilibri geopolitici.

Gli Stati Uniti sono una superpotenza che a seguito del passaggio del mondo da unipolare al multipolare deve far fronte al ridimensionamento della propria influenza nel mondo. E come insegna la storia le grandi potenze non lasciano senza combattere le proprie sfere di influenza.

Il contesto

Per una serie di motivi storici l’Italia per oltre mezzo secolo è stata influenzata dagli Stati Uniti nelle sue scelte di politica estera. Oggi, invece, in un contesto geopolitico mondiale non più bipolare e neanche più unipolare, ma quasi multipolare, l’Italia sembra si stia staccando dalla storica influenza statunitense mediante l’avvicinamento a un nuovo polo di influenza rappresentato dalla Russia. Ed è comprensibile che in tale situazione gli Usa non possono non mettere in atto azioni volte a conservare la loro influenza sull’Italia, come testimonia l’ormai famoso cablogramma pubblicato da “Wikileaks” del 26 gennaio 2009 in cui l’allora Ambasciatore degli Usa in Italia Ronald Spogli scrive: “Per attaccare frontalmente il problema, l’Ambasciata [Usa] ha messo in campo una vigorosa strategia diplomatica e d’affari pubblici diretta a figure chiave, interne ed esterne al Governo [italiano]. Il nostro scopo è duplice: istruire più profondamente i nostri interlocutori [coloro che non vedono di buon occhio l’avvicinamento italo-russo] circa le attività russe e dunque sul contesto della politica statunitense, e costruire a mo’ di contrappeso un’opinione dissenziente sulla politica russa, specialmente dentro il partito politico di Berlusconi.” Bisogna notare che l’Italia non è l’unico paese dell’Europa occidentale che si sta avvicinando alla Russia, basta guardare al crescente sviluppo dei rapporti tra la Russia e la Germania. Chiaramente, neanche questo rapporto è ben visto dal Governo statunitense, con la sostanziale differenza che mentre nel caso tedesco gli USA “non hanno potuto certo far nulla, in Italia, invece, hanno potuto contare sull’appoggio di una parte della stampa italiana. E se l’Italia si sta avvicinando alla Russia, ciò non vuol dire che stia rinnegando i rapporti con gli Usa perché, come riconosce lo stesso Spogli “i rapporti tra gli Usa e l’Italia sono eccellenti”.

I vantaggi

Tralasciando le polemiche circa gli interessi personali che entrerebbero in gioco nel rapporto Italia-Russia, cerchiamo, invece, di capire oggettivamente quali sono i vantaggi geopolitici che l’Italia potrebbe trarre dalla stretta collaborazione con la Russia nel campo energetico.

Prima di tutto gli impegni decennali tra Eni e Gazprom potrebbero garantire la stabilità nell’approvvigionamento energetico dell’Italia. Ma ciò non vuol dire diventare dipendenti dalla Russia. Infatti, sempre Spogli scrive che “l’Italia non è totalmente cieca verso il pericolo di diventare dipendente dalla Russia, in quanto essa comunque sta prendendo dei provvedimenti per prevenire l’aumento della percentuale dell’energia importata dalla Russia”; inoltre, “dopo il ritorno al potere, Berlusconi ha annunciato che avrebbe volto nuovamente il paese verso l’energia nucleare”. Spogli sottolinea il fatto che l’Italia, pur non avendo una precisa politica energetica, è tuttavia consapevole che “la vicinanza geografica alle risorse del Nord Africa la rende meno dipendente dalla Russia rispetto alla Germania o ai paesi dell’ex Blocco sovietico”. Secondo, l’Italia pur rimanendo negli ottimi rapporti con gli Usa ha bisogno di far capire a Washington che le sue decisioni riguardo alle scelte di politica estera non vanno contrastate attraverso le pressioni sulla politica interna italiana, ma vanno rispettate, così come avviene per gli altri paesi europei (come, ad esempio, la Germania).

Se l’Italia riuscirà a portare avanti una politica energetica autonoma dalle direttive degli Usa, farà un importante passo verso la conquista del proprio diritto a una politica estera indipendente. L’indipendenza nella politica estera potrà permettere all’Italia un giusto inserimento nei nuovi equilibri globali basato sulle proprie esigenze geopolitiche e non su quelle imposte dagli altri.


* Konstantin Zavinovskij è dottore in Lingue e comunicazione internazionale (Università degli Studi di Roma III)

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